no_tav_21Solidarietà ai compagni Claudio, Niccolò, Chiara e Mattia

Il sistema giudiziario, la repressione sono un epifenomeno. Non fraintendeteci: un epifenomeno non è qualcosa di astratto, ma qualcosa di molto concreto, che tocca la vita di migliaia di persone, e i cuori di centinaia di noi. Eppure rimane un effetto collaterale di qualcosa di più vasto e ben più problematico. Il sistema giudiziario, la repressione che subiamo quotidianamente e di cui leggiamo ogni giorno sono una forma di sistema immunitario, una forma per debellare ciò che mette in pericolo l’organismo. E fin qui pensiamo che sarebbero d’accordo con noi praticamente tutti, anche i nostri avversari e nemici naturali, da i troppo democratici, ai troppo poco democratici. Il punto è che non è il sistema immunitario della società, come viene spesso spacciato per giustificare ogni eccesso e il suo dilagare nelle nostre vite e nelle nostre città. No: è la difesa immunitaria dei sistemi di potere. Non c’è un modo meno crudo o più popolare per dirlo: è un meccanismo che serve a difendere uno stato di cose già determinato e che non si vuole cambi radicalmente.

Le società sono corpi, muscoli, cervelli, sorrisi, schiaffi, litigi, amore, odio, necessità, vite che si intrecciano in ogni angolo. Il loro sistema immunitario migliore è la capacità di interagire, di parlarsi, di discutere, di costruire e distruggere quando necessario ciò che rende la vita delle persone che ne fanno parte migliore o peggiore. I sistemi di potere non hanno alcuna utilità per le persone. O meglio: per essi le persone sono strumenti, accessori, necessari alla continua sopravvivenza e riproduzione del potere tanto quanto gli oggetti, i soldi, l’influenza, le merci. Le cose. Gli oggetti. La roba.

Non ci stupisce quindi che la vita delle persone valga così poco per un sistema di potere, che sia sempre sottoposta ad altre priorità e che poco interessi il sistema giudiziario e repressivo, che la vede (a sua volta, ironicamente) solo come un effetto collaterale di un disturbo al suo equilibrio. Non ci stupisce quindi che gli oggetti diventino sacri, simboli di una continuità di potere e di relazioni di dominio che non deve essere messa in discussione.

E’ per questo che a Genova spaccare qualche vetrina è diventato un caso nazionale, e che dieci compagni e compagne sono stati condannati a decine di anni di galera ciascuno. E’ per questo che Chiara, Claudio, Niccolò e Mattia sono in carcere. E’ per questo che il movimento No Tav, come altri movimenti prima e dopo di questo, vengono sommersi di denunce, condanne e risarcimenti. Non è solo perché al loro interno si incontrano e si organizzano forme materiali di cambiamento del mondo che ci circonda: è anche e soprattutto perché i movimenti sociali rappresentano un simbolo concreto di come i sistemi di potere non siano per sempre.

E come tutti i simboli è necessario colpirli duramente per imprimere nella mente delle persone come sia pericoloso mettere in discussione lo stato di cose presenti

Abbiamo detto che non siamo stupiti. Ciò non significa che siamo inermi e rassegnati. I movimenti e gli esseri umani hanno armi contro quell’effetto collaterale del potere che chiamiamo repressione esiste: si chiamano solidarietà e memoria. “La solidarietà è un’arma” e “La memoria è un ingranaggio collettivo” non sono stati e non sono vuoti slogan: sono le parole che distinguono chi è ancora umano da chi si è abbandonato all’inevitabilità di un mondo sbagliato in cui vivere.


Per questo Domenica 16 Febbraio, dalle 11.00, vi invitiamo al

B.Rancio benefit #NoTav

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