La Chiesa di Michele soavi
Siamo nel 1989, cade il muro di Berlino, esce la prima puntata dei “Simpson” ed esordisce il personaggio di “Rat-Man”, inizia la commercializzazione della console portatile che sarà più venduta al mondo: il “Game Boy”. Tante belle cose certo ma anche cose oscure, intrise di sconcertanti visioni e oscure presenze; come il crollo improvviso della Torre Civica a Pavia, ci saranno 4 morti e 15 feriti, e la condanna a morte pronunciata da Khomeini nei confronti dello scrittore Salman Rushdie, autore de “I Versi Satanici”; tutti i traduttori di questo libro saranno uccisi o quasi, o ancora viene costituita la Lega Nord… insomma tra queste luci e ombre, tra il bene e male, comodamente appollaiato sulle guglie d’una cattedrale gotica ungherese troviamo “La Chiesa”, film diretto da un giovane Michele Soavi scritto e prodotto da Dario Argento. “La Chiesa” ha molto da mostrare e poco da far capire, non ha un vero protagonista ne un vero antagonista, la recitazione in molti casi non risulta di qualità e la sceneggiatura non sempre rimane chiara e logica, ma.. non c’è un ma, ben sette MA. 1- L’intro medievale: originariamente il film doveva essere il terzo episodio della serie “Demoni” diretto da Lamberto Bava che però si stava giustamente trastullando alla regia di Fantaghirò, la regia passa quindi a Soavi che ne cambia il prologo creando uno dei momenti più belli del film, cavalieri teutonici galoppanti e con sexy treccine, intenti a sterminare interi villaggi popolati da calpestanti (coloro che calpestano la croce) per poi scaricarli tutti in un’enorme fossa comune, compreso un cavallo che ci casca dentro per errore. Su questa ecatombe sorgerà la cattedrale che fungerà letteralmente da tappo impedendo alle forze del male d’invadere il mondo. 2- La colonna sonora colpisce al cuoricino: come se non bastasse dire che ci sono i Goblin, Keith Emerson e Fabio Pignatelli, ecco l’incalzante, cupissima e stralunata “Floe” di Philip Glass rivista da Martin Goldray che, chiamatemi calpestante ma a me ricorda “Summer on a Solitary Beach” di Battiato. 3- L’ambientazione anatomicamente corretta: se la location fosse una Barbie avrebbe capezzoli, organi genitali e anche quel poco di peluria che non guasta, tutto è vero, suggestivo intriso di macabri segreti da scoprire e pareti pulsanti pronte ad inglobarci. 4- Effetti speciali, speciali allucinazioni: l’immaginazione galoppa e tra l’influenza dei dipinti di Bosch, gironi danteschi, “Metropolis” di Lang e gli inferni di Barker abbiamo i nostri effetti speciali. A volte si tratterà di un lungo piano sequenza all’indietro o di occhiali da vista messi su all’ultimo secondo appena in tempo per vedere, altre di una metropolitana, un pesce, una campana che suona o un semplice ed innocuo martello pneumatico. Ma in ogni caso ci faranno sognare, ogni kills sarà unica e speciale. 5- Non è una coincidenza: bisogna saper cercare, questa pellicola all’apparenza sconclusionata, offre molte opportunità di ricerca personale, motivo per cui non potrò dirvi tutte le cose che ho scoperto, ma potrò dirvi qualcosina che mostra che le cose tanto a caso non sono state fatte. Gli uomini dei film di Soavi non perdono mai tempo e in una frazione di secondo stanno già limonando duro con la tipa più figa del film. Le cose sullo sfondo o che passano tra le mani degli attori, sono importanti. Roberto Corbiletto che interpreta il fanatico sacrestano della cattedrale nella vita vera è un attivista pagano romano-italico. Il nome Lotte, figlia ribelle del sacrestano interpretata da Asia Argento, deriva da Carlotta ovvero donna libera, e non solo lei si reincarna nel film ma anche Lisa, interpretata da Barbara Cupisti, infatti la giovane calpestante uccisa all’inizio del film non è altri che la sorella minore della Cupisti, Olivia, scelta per l’ovvia somiglianza. Lisa deriva da Elisabetta ossia dio e sette il numero che indica la perfezione, e nel film la testa del caprone con sette occhi. 6- Cos’è quella cosa: se volete sapere cos’è venite a guardare il film. 7- Sad boy Joris-Karl Huysmans: Il demonio non può nulla sulla volontà, pochissimo sull’intelligenza, e tutto sulla fantasia. Questo film ne è la dimostrazione quindi, a tutta birra nel regno della fantasia ragazzi.
RAUL B